INTERVISTA CONGIUNTA TRA UN BACKPACKER E UN TOUR LEADER


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Intervista congiunta tra un Backpacker e un Tour Leader

Jpeg

Ho sempre ammirato i backpackers che, con zaino in spalle e pochi soldi in tasca, hanno modo di viaggiare spendendo poco e vedendo tanto. Con questa mia premessa nasce l’incontro con Silvano Taormina, mio giovane conterraneo e figlio di una coppia di amici, le cui vicende legate a viaggi seguo da tempo sui social network. Silvano è un giovane di ventinove anni che, dopo aver conseguito la laurea in “Marketing e organizzazione d’impresa” presso l’università di Reggio Emilia, ha iniziato a girare per il mondo. Un percorso che lo vede alternare periodi in cui si concentra esclusivamente sul lavoro ad altri dedicati interamente ai viaggi “zaino in spalla”, guadagnandosi così la fama di globettroter o meglio ancora di backpacker. Un concept di viaggio che prevede, a fronte di un budget contenuto, l’alloggio presso ostelli o in Couchsurfing, una innovativa piattaforma virtuale che consente di connettersi con altri viaggiatori scambiandosi reciprocamente ospitalità. Approfittando di una sua visita ai parenti dopo oltre due anni all’estero, incontro Silvano a casa mia a Balestrate (PA) in Sicilia per parlare delle sue e delle mie esperienze legate ai viaggi. Avventure le quali, nonostante siano state affrontate con modalità diverse, sono accomunate da un reciproco scambio esperienziale tale da decidere di intervistarci reciprocamente. Un interessante confronto attraverso due modi diversi di affrontare e vivere il “viaggio”. Prima di procedere con tale confronto, ho posto alcune domande a Silvano cercando di capire quali sono le dinamiche che caratterizzano il backpacking dei nostri giorni, con un focus particolare sul fenomeno del Couchsurfing.

Domande per Silvano Taormina

  1. Quando hai deciso di lasciare l’Italia? Quali sono state le tue esperienze lavorative e come sei riuscito a mantenerti?
Rotorua, novembre 2015

Rotorua, Nuova Zelanda

Nel 2012, pochi giorni dopo aver completato i miei studi universitari, avevo già un biglietto aereo e un Working Holyday Visa per l’Australia. Sono sempre stato appassionato di cucina, prodotti tipici e vino (specialmente quelli italiani) e così è stato naturale cercare lavoro nell’hospitality, nonostante nessuna esperienza di rilievo e una conoscenza dell’inglese poco più che scolastica. Con il passare dei mesi, parimenti ad una sempre maggiore confidenza con la lingua, pian piano ho imparato questo lavoro. Esperienza che successivamente ho messo a frutto anche in Canada e poco dopo in Nuova Zelanda. A differenza dell’Italia, in questi paesi le professioni legate alla ristorazione sono ben remunerate e quindi son riuscito a mettere da parte dei risparmi che adesso sto reinvestendo nei viaggi.

  1. Quali sono i primi viaggi che hai affrontato e con quali modalità?
Panama city, dicembre 2014

Panama City

Quando ero adolescente, in due occasioni durante l’estate, sono stato in vacanza-studio in Irlanda e Inghilterra. A seguire, ma questa volta da solo, per altre due estati ho avuto delle esperienze di Wwofing sempre in Inghilterra. Durante il periodo universitario, invece, solitamente alla fine di ogni sessione di esami mi concedevo qualche viaggetto in Europa. Nulla di particolare, giusto pochi giorni in qualche capitale europea dove avevo degli amici in grado di ospitarmi e così contenere i costi. Successivamente, dopo ogni esperienza lavorativa all’estero, decidevo le destinazioni in base al luogo in cui mi trovavo.

San Juan, novembre 2014

San Juan, Portorico

Ad esempio, dopo il periodo trascorso in Canada ho viaggiato ai Caraibi mentre dopo l’esperienza in Nuova Zelanda ho ritenuto naturale visitare il sud-est asiatico sulla via del ritorno verso l’Europa.

Da Nang, marzo 2016

Da Nang, Vietnam

  1. Ci puoi parlare della tua esperienza in Couchsurfing spiegandone brevemente la formula? Pensi possa funzionare anche in Italia?

Il concept del Couchsurfing è molto semplice. Si tratta di un network di viaggiatori che si scambiano reciproca ospitalità senza alcun fine di lucro, motivati esclusivamente dalla volontà di conoscere altri viaggiatori e rendere il mondo più accessibile. Basta iscriversi sul sito http://www.couchsurfing.org, creare un profilo con alcune informazioni personali, sulla stanza che si vuole mettere a disposizione e magari qualche foto. Dopodiché, nel momento in cui si vuole visitare un determinato luogo, basta scorrere la lista dei couchsurfers disponibili ad ospitare e inviare delle richieste di ospitalità. Un altra opzione è quella di pubblicare un “open request”, in questo caso saranno i locali desiderosi di ospitare a farsi avanti. Per coloro che non sono in grado di ospitare, esiste l’opzione “coffe or drink”, ovvero ci si può rendere disponibili per una semplice passeggiata in città o una chiacchierata. In ogni caso, dopo ogni incontro, bisogna lasciare una referenza sul profilo della persona incontrata. Inoltre nelle grandi città non è difficile imbattersi nei “CS weekly meeting”, incontri con cadenza settimanale o mensile organizzati solitamente in qualche bar o pub dai couchsurfer locali. Il fine è quello di creare un momento di aggregazione con gli altri membri, con i viaggiatori di passaggio o più semplicemente con dei curiosi o persone interessate al Couchsurfing pur non essendo ancora iscritte. Il Couchsurfing funziona anche in Italia ma non è così popolare e radicato come in altri paesi. In più di un occasione ho notato una certa diffidenza da parte dei connazionali che difficilmente riescono a concepire il fatto che si possa ospitare o essere ospitati da sconosciuti senza alcun ritorno economico ma per il semplice piacere di confrontarsi con altre culture.

Baguio, aprile 206

Baguio, Filippine

Domande Congiunte per Silvano Taormina e Giuseppe Russo

  1. Quale luogo ti ha colpito maggiormente? Hai mai trovato difficoltà o, al contrario, amici?
Queenstown, novembre 2015

Nuova Zelanda, Queenstown

S.: Se si intende un “luogo dove vivere e costruire il proprio futuro”, senza ombra di dubbio direi Australia. Non è facile da spiegare a parole in poche righe, solo chi ci ha vissuto può capire. In linea di massima si tratta di un paese dove quasi tutto è perfetto: il contesto lavorativo, le bellezze architettoniche e naturali, la burocrazia, lo stile di vita, l’atmosfera, il clima e così via. Inoltre la comunità italiana in Australia è una di quelle ha contribuito maggiormente alla costruzione di questa società, pertanto per noi non è così difficile ambientarci e sentirci a casa. Se invece si intende un luogo “bello da viaggiare”, in questo caso potrei citare diversi paesi. I primi che mi vengono in mente sono l’Islanda, Portorico e la Nuova Zelanda.

Ingvellir, maggio 2014

Islanda, Ingvellir

In questi casi il viaggio assume una dimensione completamente diversa. Ho trovato particolarmente sorprendenti anche Taiwan, Panama e la Polonia. Trovare degli amici in viaggio è sempre molto difficile, però spesso il mio itinerario si incrocia con quello di altri viaggiatori che alla fine incontri più volte in altre città. Mi è successo in Laos e in Vietnam, dove ho condiviso parte del viaggio con un backpacker inglese conosciuto a in Cambogia e con il quale sono ancora in contatto.

Auschwitz, marzo 2014

Polonia, Auschwitz

G.: Il luogo che mi ha di più sorpreso è stato il Giappone per il giusto mix tra tecnologia e tradizioni millenarie ancora in uso. Non c’è luogo (tra quelli da me visitati) dove, pur essendo la società progredita e avanzata, ci siano ancora usi antichi legati alla religione e alle feste, che chiamano “matsuri”, sentiti e praticati dalla gente di ogni ceto sociale. Tra le mie belle esperienze non sono facili da dimenticare alcuni viaggi ;

TOKYO, Asakusa pagode del tempio Senso-ji,

Tokyo (Asakusa), tempio Senso-ji

ricordo il Myanmar della popolazione così gentile, semplice ed ospitale, che mi ha colpito insieme alla sua religiosità e alle sue bellezze (templi, pagode e villaggi) ;

KAKKU PAGODA gruppo G RUSSO BURMA SCONOSCIUTA

Myanmar, Kakku

poi ancora l’Etiopia che mi ha affascinato per il suo variegato territorio (al nord i monasteri affrescati secondo l’uso della religione copta legati ai suoi riti, la Dancalia con i policromi colori delle cocrezioni saline nel cratere vulcanico a cielo aperto di Dallol e della caldera Ertà Ale

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Dancalia, Etiopia: Concrezioni cristalline di Dallol

e la natura ricca di fauna e al sud la varietà delle etnie dell’Omo River Valley, che ancora usano le loro ataviche tradizioni, come tatuaggi corporali, body painting e piercing labiali e auricolari secondo canoni di bellezza normali per loro e discutibili per gli occidentali); poi ancora la Papua Nuova Guinea, così lontana e poco nota e così ricca di tradizioni in uso tra le numerose etnie, che hanno imparato a convivere – anziché guerreggiarsi – grazie all’istituzione governativa di gare di bellezza attraverso i sing sing (festivals).

PAPUA NIUGINI gruppo G RUSSO con HULI MEN

Papua Nuova Guinea (Tari)  con gli  HULI WIGMEN

Non ho mai incontrato difficoltà oggettive, ma alcune problematiche di salute legate ai viaggi in alta quota come in Tibet e in Bolivia, che sono stati risolti dalla preventiva loro conoscenza;

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Tibet, Saga Dawa ai piedi de Kailash

questo ha consentito di vedere durante il “Saga Dawa” la magiche carovane dei pellegrini intorno alla montagna sacra del Kailash con la “kora” intorno ad essa e i cieli più tersi che mi sia mai capitato di vedere tra le lagune policrome ai confini tra Bolivia e Cile, come dentro un documentario del National Geographic.

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Laguna Boliviana

Naturalisticamente mi ha colpito particolarmente per la sua bellezza la Polinesia, che ritenuta erroneamente una meta da viaggio di nozze si è rivelata una esperienza non cara, se si preferiscono logisticamente sistemazioni seguendo l’esempio dei locali, e dove la natura la fa da padrone. Proprio lì ho conosciuto gente ospitale con cui sono rimasto in ottimi rapporti. In genere sempre più spesso ho avuto modo di fare amicizia con gente del posto che, avendo la fortuna di ritornarci, ho rivisto e mantenuto grazie ai contatti attraverso i social.

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Polinesia, Tikehahu

  1. Cosa ti affascina del viaggio? Come decidi una meta in cui andare?

S.: La parte più affascinante è sicuramente l’opportunità di entrare in contatto con altre culture, altri stili vita, altre tradizioni. Il tutto in un contesto completamente diverso da quello a cui siamo abituati a vivere tutti i giorni. Spesso si ha anche la possibilità di confrontarsi con altri viaggiatori che stanno vivendo un esperienza simile. Come scelgo le destinazioni? Generalmente preferisco visitare dei paesi in cui non sono mai stato. Prima scelgo una macroarea, poi un punto di partenza e infine provo a stilare un itinerario di massima. Naturalmente bisogna tener conto di numerose variabili e imprevisti, pertanto l’itinerario è sempre “in progress”. Spesso mi servo di alcuni siti web, come ad esempio Skyscanner, dove è possibile individuare dei voli low-cost da uno specifico punto di partenza. Inoltre, essendo un grande appassionato di sport motoristici, a volte stabilisco una destinazione con il fine di seguire dal vivo particolari eventi sportivi. Mi è capitato ad esempio a Marrakech, in Costa Azzurra e a Montreal.

Yas Marina Circuit (Abu Dhabi), ottobre 2013

Abu Dhabi, Yas Marina Circuit

G.: Mi piace molto stare a contatto della gente locale, per cui visitare un paese durante le sue feste, che sono la principale occasione di conoscerne le tradizioni più vere, è tra tutte le esperienze di viaggio e conoscenza quella più completa; se poi si è in pochi, essere ospiti in casa di qualche locale e mangiare e andare in giro al di fuori delle mete turistiche con loro è un must! Per la scelta mi documento molto attraverso video e letture tematiche durante l’anno, ma cerco sempre di cogliere qualche aspetto nuovo che caratterizzi la destinazione.

  1. C’è un momento particolare o un luogo che hai visitato che ricordi con più piacere?

S.: I momenti particolari sono dettati principalmente dalla sensazione di cambiamento interiore e di crescita che un viaggio può generare. Se ciò avviene in un luogo particolarmente bello, con un atmosfera non indifferente, allora diventa un momento memorabile. Ricordo con piacere la prima volta che sono stato a Singapore nel 2013, più di recente la sosta a Penang (Malesia) e infine le settimane trascorse a Taiwan.

Singapore, settembre 2013

Singapore

G.: Ho tanti ricordi particolari, quanti sono legati alla mia ormai lunga esperienza, ma ognuno unico per la particolare emozione provata.

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Camerun, concerto dei pigmei bagyeli

Tra essi, un concerto vocale “a cappella”, offerto dai pigmei bagyeli in un villaggio sperduto nel sud del Camerun, che si sono esibiti nel mezzo di un boschetto di bambù con l’acustica naturale, che ha esaltato i loro canti, oppure momenti di aggregazione con la gente locale del Burkina Faso che, nel festeggiare i funerali dei loro congiunti si lasciavano andare in musiche e balli sfrenati secondo l’uso del luogo, coinvolgendo tutto il gruppo, a sfatare la nostra tradizione che la morte si accompagna NON con il pianto ed il lutto, ma con la gioia.

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Burkina Faso, musica al funerale

  1. Tra le tante specialità gustate, quale gastronomia o parte di essa hai apprezzato di più e perché

S.: Prima di tutto, quando viaggio, prediligo sempre la cucina locale. Il cibo, e spesso anche il vino, è uno dei mezzi più efficaci per conoscere la cultura e le tradizioni del luogo che stai visitando. Essendo italiano, e per lo più lavorando nella ristorazione, il mio metro di paragone è piuttosto elevato. Ho apprezzato tantissimo la cucina turca che, in termini di qualità e varietà, non è poi così diversa dalla nostra. Non mi è dispiaciuta nemmeno quella danese, così come quella portoricana. In ogni caso le capitali dei food lovers sono senza dubbio New York e Melbourne dove si concentrano nello stesso luogo le cucine di tutto il mondo, anche se non è facile imparare a distinguere chi propone del cibo autentico e chi dei fake.

Marrakech, aprile 2014

Marocco, Marrakech

G.: Mi rifiuto sempre di assaggiare fuori dall’Italia anche un piatto di spaghetti, preferendo sempre la cucina locale. Tra le preferenze ho ottimi ricordi della gastronomia iraniana e georgiana: in Iran ricordo la raffinatezza nella preparazione dei piatti: dai classici kebab alla salse Khorèsht molto elaborate, che accompagnano  riso e carni stufate, e condite spesso con frutta secca, prughe, chicchi di melograno, spezie ed erbe aromatiche. Ricordo avevo una preferenza per la Kashke Bademjan, un tipo di crema di melanzane, che accompagnava molti menù.

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Georgia, Khachapuri

In Georgia ho trovato sorprendente e varia la gastronomia locale, di cui ricordo il sempre presente Khachapuri, una focaccia al formaggio che somiglia alla nostra pizza, il gusto dei Badrijani, Melanzane con le noci e aglio e della Baje, la salsa di noci che accompagna molti piatti a base di carne, mentre a colazione non mancavo mai di gustare una bevanda a base di yogurt acido, chiamata Matsoni.

  1. Hai già in programma altri viaggi nei mesi a venire?

S.:  Ovviamente si, ho già in mente i prossimi due-tre viaggi e ci sto già lavorando. Naturalmente dovrò tenere conto delle due variabili principali, ovvero il denaro e il tempo. Conto di tornare “sulla strada” all’inizio del prossimo anno.

G.: Sono amante di etnie e mi piacerebbe visitare il Kafiristan, una regione del Pakistan  settentrionale, nelle cui valli vivono i Kalash, noti come i discendenti di una legione dell’imperatore Alessandro Magno, rimasta lì dopo la sua spedizione. Mi piacerebbe anche ritornare in Giappone per partecipare ad uno dei numerosi “matsuri” Festivals locali. Come viaggi naturalistici mi piacerebbe osservare le aurore boreali e fare un tour in Groenlandia e poi fare un itinerario completo nel Far West tra gli splendidi parchi naturali del Canada. Devo tenere conto anche delle esigenze del mercato dei viaggi, ma intanto mi documento sempre.

MT FUJI, Fuji Omuro Matsuri

Giappone, Monte Fuji – Omuro Matsuri

  1. In futuro ti vedi come un backpacker/Tour leader?

S.: Sono sempre aperto a nuove tipologie e forme di viaggio. Diventare tour leader richiede esperienza e personalità, oltre ad elevate capacità organizzative e una profonda conoscenza dei luoghi. Qualità che al momento non ho pienamente ma che conto di sviluppare con il passare del tempo. Sto seriamente pensando di affrontare uno dei prossimi viaggi con un gruppo di viaggiatori più esperti di me. Principalmente perché vorrei visitare dei luoghi che poco si prestano ai viaggi in solitaria, ma anche per confrontarmi da vicino e imparare da chi ha più esperienza.

G.: Mi è già capitato spesso di dormire negli ostelli e trovo che viaggiare da backpacker sia una delle dimensioni di viaggio più dinamica, perché consente di viaggiare e contemporaneamente confrontarsi con quanti in quel luogo di transito, con zaino in spalla vanno in uno posto ottimizzando tempi e denaro. Spesso il viaggio di gruppo richiede una dose di sacrificio a danno di altre formule e/o comunque nel gruppo  e nel tour tradizionale la formula principale è legata al maggior numero di luoghi da visitare in itinere in proporzione al suo tempo disponibile e questo può limitarne l’approfondimento di conoscenza.  In conclusione credo che il vero dinamismo sia nella mente, cioè essere elastici e saper cogliere le opportunità che ogni singola esperienza  di viaggio ti mette davanti, ottimizzandole con la programmazione del tour.

Taipei, aprile 2016

Taiwan, Taipei

Angkor Wat, febbraio 2016

Cambogia, Angkor Wat

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