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PASSAPORTO PER IL NIRVANA – Usi, riti religiosi e riflessioni nel Ladakh, il paese dei gompa e degli alti passi
“Jullèee…Jullèe..” sorride il bambino seduto sulla jeep vicino a me e l’autista Angdu. L’abbiamo raccolto al primo tornante sulla strada insieme al suo compagno , dopo Averli notati sul ciglio della strada in attesa di uno strappo, rientrando da una rilassante escursione in Nubra Valley (Verde Valle), conosciuta anche come “Valle dei Fiori”, situata a circa 3000 m slm e circondata dalle vette del Karakorum, sulla via commerciale che collegava anticamente il Tibet con il Turkestan.
Il buddismo, religione maggiormente praticata dai suoi abitanti, come nel vicino Ladakh, ha i principali luoghi di culto nei Gompa di Samtanling a Sumur e di Diskit, la cui strada di accesso e fiancheggiata da Mura di Mani (mura di pietre piatte su cui è inciso in tibetano il mantra Om Mani Padme Hum), candidi Chorten e Stupa.
I vestiti indossati, pantaloni porpora con camicia di flanella fuxia e berretto di lana giallo per uno e giubbino in piumino bordeaux su pantaloni amaranto per l’altro, dimostrano le umili origini dei bambini. I loro occhi scuri a mandorla osservano con attenzione sotto le piccole teste rasate, manifestando stanchezza per il viaggio. Riesco ad intavolare un discorso con il più giovane seduto accanto a me. Si chiama Thupstan Tsering ed ha 10 anni:
insieme al suo compagno Stanzin Fanthok sta tornando a scuola nel Gompa di Leh per riprendere gli studi come novizio, dopo avere trascorso presso la famiglia ad Alzhar, villaggio isolato della valle Nubra, le festività in occasione dell’Independence Day, che coincide con il nostro Ferragosto. Thupstan porta con sé un pacchetto di carta di giornali, contenente i Tarchok, multicolori bandiere di stoffa con preghiere, impresse con timbri inchiostrati e legate tra loro da un filo. Dispiegando uno ad uno i numerosi ritagli di stoffa, aggiunge alle preghiere su ogni bandiera il nome del suo Lama insegnante, a cui è profondamente devoto, scrivendolo a penna con infinita pazienza, nonostante il movimento sussultorio della jeep, costretta anch’essa ad arrancare tra i ripidi tornanti stradali. Lo lascerà appeso, insieme ad altri fili di preghiere, sulla cima del Kardung La, il passo transitabile più alto del mondo a 5.603 m slm,
sulla strada per Leh, com’è usi tra gli uomini di fede buddista del luogo, di modo che le preghiere scritte sulle bandiere, librandosi nell’aria mosse dal vento, salgono al cielo diffondendosi e assicurando protezione al fedele. Così il sentimento di devozione di Thupstain nei confronti del Lama sarà sinceramente assolto, come una preghiera lasciata a perpetuarsi all’infinito.
Strani approcci alla preghiera, per occidentali menti schiave della logica, ma in realtà semplici e sinceri, che lasciano trasparire la vitale ed umile religiosità di un popolo, che prega servendosi degli elementi più disparati che circonda la natura. La strada che collega Leh al Gompa di Lamayuru si dipana come un rosario: lungo il percorso numerosi cippi stradali gialli recano frasi incise in tibetano e tradotte in inglese, che invitano alla prudenza nella guida, ma anche alla riflessione su molti aspetti della vita: “Il bambino è il padre di un uomo” “L’opportunità sta nel mezzo delle difficoltà” “Il viaggio della vita è lungo il sentiero sconosciuto”.
Queste riflessioni rimangono scolpite nei nostri animi durante la visita dei Gompa, lungo il percorso, di Rizong, Julichen, Alchi, Likir, Bagso, Phyang e Spituk, e del Namgyal Tsemo Gompa a Leh
, luoghi mistici pervasi d’intensa spiritualità. L’arrivo al Gompa di Lamayuru è allietato dalle vibrazioni mugghianti emesse dai rag dun (lunghi corni di rame allungabili),
suonati da giovani monaci dall’alto di un terrazzo, per annunziare l’imminente inizio di una Puja, un rito religioso accompagnato da canti e suoni musicali.
Tutti i monaci del Gompa si riuniscono all’interno del tempio, convergendo da vari ambienti, cappelle e cortili nella Sala delle Adunanze, prendendo posto, ognuno seduto su preziosi cuscini di seta damascata, in una doppia fila frontale al centro della navata del Tempio. Ognuno con la sua tipica tonaca amaranto, indossata sotto la cerimoniale stola arancione, comincia a pregare con la lettura a mezza voce ed al ritmo vertiginoso di sutra, mantra e kanjur, snocciolando tra le dita i grani di un tipico rosario.
Le preghiere contengono i mantra, formule magiche rituali incise con timbri di legno su fogli rettangolari di carta di riso, posti su una panca davanti a sé durante la funzione, che costituiscono i libri sacri (avvolti da una stoffa colorata, inseriti tra due tavolette di legno, che fungono da copertina, e fermati da una cinghia).
Durante questo tipo di preghiera un Lama officiante tiene il vajra (la conca, simbolo della coscienza cosmica) nella mano destra e il drilbu (la campanella, simbolo del risveglio) nella sinistra, eseguendo dei gesti con le mani secondo la mudra, un codice prestabilito che rafforza la recitazione.
Ogni 10 minuti circa, la preghiera orale viene alternata da quella musicale, eseguita da ognuno di essi con strumenti tipici: tromba, rgya glin (oboe a forma di cono), rkan dun (trombe d’osso), glin bu (flauto dritto con imboccatura a becco), tamburi di pelle inchiodata, tamburelli di differente tipi e conchiglie. ‘E una strombazzante polifonia, che non ha alcuna relazione con la musica di tipo occidentale, in cui il suono di ogni strumento resta indipendente dagli altri, pur mantenendosi su note sempre uguali e gravi. Su tutti prevalgono i suoni quasi mugghianti dei ragdun (corni di rame allungabili) ed il tintinnio di cimbali e campanelle.
Durante la cerimonia ogni Lama beve a piccoli sorsi un po’ di chang (birra), tanta quanta se ne raccoglie sull’incavo che si forma sul dorso della mano, divaricando il pollice e spingendo le altre dita verso l’alto. Sparge inoltre, stringendo il vajra con la mano destra, alcuni granelli di orzo sui confratelli, seguendo il rituale della quintupla imposizione: ogni meditante, in tal modo, perde coscienza di sé stesso come singolo individuo, confondendosi con l’universo. Alla ripresa della recita orale, un giovane novizio serve ai monaci il gurgur, un tè salato emulsionato con burro di yak, versandolo da una brocca nelle singole ciotole.
Tra Thanka antichi, maschere di deità terrifiche, pitture murali, piccolo sculture di burro di yak e cataste sovrapposte di libri sacri, che ricoprono nella penombra cappelle, stanze e biblioteche, c’è l’odore acre del fumo che sale dalle numerose lampade di burro di yak e soprattutto un’aria mistica molto suggestiva.
“Sei nella vita del Ladakh e in parte di esso” continua a recitare un cippo, dietro una curva, sulla strada di rientro verso Leh. …E come può essere diversamente in questa terra, dove i demoni e le fate dell’antica e mai scomparsa religione sciamanica del Bon Po regnava unica e sovrana. Qui oggi l’uomo occidentale, viandante al pari degli indigeni, schiudendo gradatamente la dura corteccia con i suoi stereotipati comportamenti, acquisisce nuove modalità di vita, scandite da un naturale bisogno du serenità interiore!
Il pellegrinaggio in terra ladakha si completa con la visita dei Gompa nella verde Valle dell’Indo: Thiksey, Shey, Stok, Matho, Stakna, Chemrey, Taktok e Sankar.
Nei pressi del Choskhor, adiacente il Gompa di Hemis, sostano alcune donne, che indossano il tipico costume ladakho ed in testa il Peyrac (cappello a due punte tempestato di turchesi).
Il Lama Lobzang Yonten, in attesa dei pellegrini, indica loro il sentiero “Yu la che…Per questa strada”. Il Choskhor è un grande cilindro ruotante imperniato su un manico, al cui interno cavo sono posti fogli di carta di riso, su cui sono scritte formule tantriche.
Ad ogni spinta della mano il fedele li pone in rotazione, mandando al cielo tante preghiere quante sono contenute nel cilindro, moltiplicate per il numero dei giri compiuti da esso stesso.
Entrando per la porta principale, la facciata del Tempio di Hemis appare nel suo splendore. Nel cortile principale alcuni Lama e novizi collaborano alla costruzione di un grande Mandala di sabbia colorata, selezionando e poi accostando, secondo schemi iconografici, tipi diversi di sabbia multicolori, ammucchiati sul fondo di un’enorme piatto di ceramica ed aiutandosi con spatola e pennello.
Il lama Lobzang spiega che il mandala è una rappresentazione simbolica dello spirito e dell’universo che vi si riflette.
Esso è composto da un grande fiore di loto simboleggiante la natura di Buddha: dentro vi si distinguono le mura di una città, al cui interno s’innalza il Monte Meru, perno del mondo e dell’uomo in forma di piramide.
Altri oggetti che ricorrono nell’iconografia buddista sono le pitture su mura, come la Ruota della vita, che evidenzia l’orrore della reincarnazione, e il Fiore del loto, che simboleggia il centro del mondo o il cuore dell’uomo con la rappresentazione del Nirvana, ed i Thanka, pitture di tela incorniciate in stoffa cinese arrotolabili.
Questi soggetti sono onnipresenti nei vari ambienti del maestoso Gompa di Hemis.
C’è un’aria mistica ed un odore acre del fumo che sale dalle numerose lampade di burro di yak, mentre un Lama batte ritmicamente il tamburo di pelle inchiodata. L’esperienza di questo viaggio interiore si riflette nei pensieri, adesso rivolti a ciò che si muove nell’anima, l’unico motore che regola ogni istante del giorno, che rende vivo e pulsante l’intero universo. Il ritorno a casa, memori di questa esperienza mistica, è sereno e saturo di nuovo insegnamenti. Sull’animo, come su un passaporto al passaggio doganale, è apposto un visto…quello per il…..Nirvana ! ! Tashi-delek
ALTRE FOTO SONO VISIBILI SULL’ALBUM FLIKR, CLICCANDO SUL LINK SOTTOINDICATO https://www.flickr.com/photos/giuseppe_russo/sets/72157651921116627/
LE FOTO SCANNERIZZATE PER L’OCCASIONE SI RIFERISCONO ALL’OMONIMO VIAGGIO EFFETTUATO NELL’AGOSTO 2001.
LEGGI ALTRO REPORTAGE SULL’INDIA – MAHA KUMBH MELA (CON FOTO) , CLICCANDO SUL LINK SOTTOINDICATO https://russogiuseppefotoeviaggi.wordpress.com/racconti-aneddoti/india/
Leggerò tutto attentamente. Grazie di seguire passoinindia.
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grazie da un attento e competente Blogger dell’India..è un piacere e un valore aggiunto
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Grazie a te Felice di conoscerti. Rimaniamo in contatto mi raccomando. Siamo anche su Facebook…Se ti va.
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ottimo..certamente anche ZOOM,ANDATE&RITORNO è su Facebook.https://www.facebook.com/zoomandataeritornowordpresscom/ Stiamo in contatto anche attraverso le rispettive FanPage, scambiandoci reciproci LIKE . Io già l’ho fatto 🙂
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ok
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